Fonte: thron.com

Digital Transformation, ecco perché riguarda (anche) la tua azienda

Digital Transformation, ecco perché riguarda (anche) la tua azienda

Si parla tanto di Digital Transformation, ma che cos’è esattamente? Le aziende hanno davvero bisogno di affrontare questo cambiamento? Ecco, questa domanda rischia di portarci fuori strada. Meglio cambiare prospettiva: la trasformazione digitale non è qualcosa che le aziende devono fare, è qualcosa che sta accadendo nella vita delle persone che, delle aziende, sono utenti e clienti.

Le aziende non hanno bisogno di intraprendere un percorso di Digital Transformation, più che altro devono soddisfare clienti sempre più esigenti.

 

Il “potere” si sta spostando verso l’utente finale (a prescindere che tu sia brand o un retailer), le persone vogliono sempre più libertà: una maggiore scelta di prodotti e servizi, senza barriere fisiche. Offrire all’utente questa libertà costringe le aziende a lavorare al massimo per fidelizzare i clienti. Con tutte le opzioni disponibili sul mercato, infatti, è estremamente facile che un cliente passi da un brand a un altro.

Questa dinamica di fidelizzazione ha aggiunto una sfida ulteriore, quella di differenziarsi dalla concorrenza. E soprattutto avere la forza per raccontare queste differenze che rendono unico il prodotto/brand sul mercato. Bisogna avere la capacità di coinvolgere il cliente, comunicare con lui, accompagnarlo nelle sue scelte di consumatore. Niente di nuovo, certo. La differenza, oggi, è che come sostiene Forrester questi contenuti devono essere distribuiti su più canali e dispositivi. E soprattutto per essere efficaci devono essere contestuali e mirati agli interessi personali, solo in questo modo potranno colpire una clientela sempre più distratta.

Che differenza c’è tra il digital marketing e il marketing tradizionale? E tra le aziende digitali e quelle tradizionali? Per me, esiste il marketing ed esistono le aziende, entrambi devono adattarsi alle esigenze dei clienti.

Questa dinamica si chiama “trasformazione” perché non si può semplicemente “aggiungere il digitale”, è necessario un cambiamento in modo che tutta l’azienda diventi digitale e integri una cultura digitale a tutti i livelli. La Digital Transformation mette in evidenza un limite che appartiene alla maggior parte delle aziende: la velocità del cambiamento. E il motivo per cui questo cambiamento è difficile, è perché si tratta di un cambiamento di paradigma, che colpisce la cultura e la struttura dell’intera società.

Ma perché è un CTO a scrivere tutto questo? Perché la tecnologia può contribuire in modo determinante a questo cambiamento. Come il modo di pensare di una persona condiziona il suo modo di parlare, allo stesso modo l’infrastruttura che un’azienda sceglie definisce il modo in cui opera sul mercato.

 La grande sfida che abbiamo di fronte oggi è comprendere che sì, è necessario aggiungere “infrastruttura digitale” a “infrastrutture fisiche”, ma è necessario sbarazzarsi delle tradizionali complessità per abbracciare concetti agili, per essere veloci sul mercato con un graduale, anche piccolo, cambiamento quotidiano.

Il software as a service fa parte di questa rivoluzione perché significa che la tua azienda può evitare l’acquisto, la gestione, lo sviluppo e l’evoluzione delle infrastrutture. E lo stesso vale per le risorse destinate al supporto. Da prendere resta la parte migliore: il beneficio, il servizio stesso, aumentando la velocità del cambiamento. Prodotti come Office 365 e Salesforce (e concorrenti) sono un chiaro esempio di servizi enterprise che sollevano le aziende dall’ onere di gestire sistemi di posta elettronica o CRM.

La Digital Transformation sta già avvenendo. Le aziende devono abbandonare soluzioni diverse per canali diversi, il futuro è fatto di velocità, intelligenza ed efficienza: essere in grado di gestire facilmente una maggiore complessità con meno sforzo.

 Per sfruttare questi benefici, centralizza i tuoi contenuti digitali, aggrega i tuoi dati, ottieni un’unica (coerente) fonte per le tue analisi. Le aziende stanno diventando Editori, per questa ragione devono mantenere la proprietà dei loro asset e sfruttare i dati che ne derivano, non l’onere tecnico della loro gestione.

 Che fortuna vivere in un tempo così pieni di di sfide!

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