Istat: bene commercio estero, male le vendite al dettaglio
Ad agosto migliora il surplus commerciale italiano con i Paesi extra-Ue a 2,127 mld di euro. Giù, invece, le vendite al dettaglio a luglio: -0,3% in termini congiunturali con un calo su base annua dello 0,2% in valore e dello 0,8% in volume
Migliora il surplus commerciale italiano con i Paesi extra-Ue ad agosto, mentre a luglio scendono le vendite al dettaglio. Arrivano segnali contrastanti dall’Istat sull’economia italiana. Ad agosto, infatti, il surplus commerciale italiano con i Paesi extra-Ue su base annuale sale da 1,383 miliardi di euro a 2,127 miliardi di euro.
In particolare l’export cresce dell’11% su base annua assieme all’import (+5,2%), in entrambi i casi dopo sette cali consecutivi mentre, su base mensile, le importazioni segnano un +2,5%, invece le esportazioni un +0,9%. Secondo l’Istituto di statistica, l’incremento congiunturale delle vendite verso i Paesi extra Ue è diffuso a livello settoriale, con un unico calo del 5,2% per i beni di consumo durevoli.
Dal lato dell’import, la crescita congiunturale è estesa a tutti i raggruppamenti principali di beni, a esclusione dell’energia (-12,5%), mentre registrano una crescita rilevante i beni di consumo non durevoli (+10,3%) e i beni strumentali (+8,2%). Nell’ultimo trimestre, inoltre, la dinamica congiunturale dell’export verso i Paesi extra Ue è stazionaria con l’energia in crescita del 17,7% e i beni di consumo non durevoli al 2,5% mentre arretrano i beni strumentali (-2,3%) e i beni di consumo durevoli (-1,9%).
Sempre ad agosto le esportazioni su base annua mostrano un aumento dell’11%, trainate dai beni strumentali (+17,1%), dai beni di consumo non durevoli (+12,7%) e dai beni intermedi (+11,9%). Contrasta la tendenza il calo della vendita di energia (-20,2%) e dei beni di consumo durevoli (-5,1%). Anche le importazioni sono in espansione del 5,2% ad eccezione del comparto energetico giù del 16,6%.
Considerando i primi otto mesi dell’anno, invece, entrambi i flussi commerciali presentano un calo tendenziale con le importazioni a -7,7% e le esportazioni a -3,3%. Ma al netto della componente energetica la flessione di entrambi i flussi è molto meno marcata: -0,5% per le importazioni, -1,4% per le esportazioni.
Guardando lo spaccato dei singoli Stati, lo scorso agosto, rispetto al 2015, aumentano le vendite di beni verso la Cina (+28,3%), il Giappone (+24,3%), i Paesi Asean (+21,1%), gli Stati Uniti (+17,9%) e la Svizzera (+9,4%). In calo, invece, l’export verso la Russia (-7,7%), i Paesi Mercosur (-7,4%) e i Paesi Opec (-3,6%).
A questi dati positivi fanno da contraltare le vendite al dettaglio di luglio, in calo congiunturale dello 0,3%, sia in valore sia in volume, ma anche su base annuale (-0,2% in valore e -0,8% in volume). Una flessione imputabile ai prodotti non alimentari (-0,5% in valore e -0,4% in volume), mentre la vendita di beni alimentari cresce dello 0,3% in valore e dello 0,1% in volume.
Rispetto al luglio dello scorso anno, invece, le vendite diminuiscono complessivamente dello 0,2% in valore e dello 0,8% in volume con una contrazione più marcata per prodotti non alimentari (-0,6% in valore e -1,1% in volume). Nella media del trimestre maggio-luglio l’indice complessivo delle vendite al dettaglio registra una variazione congiunturale positiva dello 0,2% mentre l’indice risulta stazionario rispetto al trimestre precedente.
Sempre su base annuale si osserva un incremento delle vendite nella grande distribuzione (+1,1%) a fronte di una flessione (-1,2%) per le imprese operanti su piccole superfici. “Dopo una ripresa delle vendite nel 2015, per quanto flebile, ora le cose, invece di migliorare, peggiorano”, ha commentato a caldo Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori. Si tratta “di un’inversione di tendenza preoccupante mentre regge solo la grande distribuzione”.
Sulla stessa linea l’ufficio studi di Confcommercio secondo il quale i dati testimoniano un clima di fiducia delle famiglie nei comportamenti di spesa sempre più in calo. “La politica fiscale distensiva, certamente apprezzabile”, hanno spiegato dalla Confcommercio, “non può poggiare esclusivamente su micro-provvedimenti, ma deve essere orientata da un strategia di generalizzata e concreta riduzione del carico fiscale”. L’organizzazione ha quindi suggerito, come prima mossa, la riduzione di un punto per ognuna delle cinque attuali aliquote Irpef a partire dal 2017.
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