Un viaggio per la Sales Transformation: La pratica del respiro consapevole
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Oggi Venerdì 9 siamo arrivati ad una nuova tappa, all’interno di un lungo ponte dedicato sicuramente ai regali di Natale. Ho deciso, con i miei prodi compagni di viaggio, di non prendere pause, ma di cavalcare l’onda del cambiamento. In queste settimane frenetiche credo che questa nuova pratica possa più che mai essere di sostegno.
Oggi esploriamo il respiro consapevole. Ringrazio i miei insegnanti Monica, Barbara, Antonella e Fabio che con la loro generosità e professionalità mi hanno accompagnata nell’allenamento paziente del respiro. Dopo averlo sperimentato personalmente come strumento di crescita personale, lo porto con me nella “valigetta degli attrezzi” durante i percorsi di counseling con i clienti. L’ho scoperto solo sei anni fa…non da piccola…direi in età già molto matura e da allora lo pratico giornalmente e garantisco che è potente. Come per tutte le nuove abitudini, la mente resiste, ma occorre insistere e persistere per introdurla nella nostra quotidianità a vantaggio del nostro benessere.
Il respiro è una pratica efficace, efficiente, che funziona per tutti e autonoma, visto che può essere fatta per conto proprio.
In proposito, mi piace citare anche Alexander Lowen: “Tutti sanno che chi non respira è morto. Pochi hanno capito che più si respira più si è vivi”.
Pensiamo che il massimo del beneficio arrivi dal fatto che inspiriamo ed espiriamo; ci preoccupiamo di cosa mangiamo e beviamo, ma raramente ci preoccupiamo di come respiriamo, anzi, non lo sappiamo proprio! Lo facciamo da sempre in modo involontario e inconsapevole. Vorrei farvi riflettere sul fatto che il primo respiro apre il ciclo della vita e l’ultimo respiro la chiude, esiste una relazione profonda tra vita e respiro soprattutto tra maggior respiro e maggiore vitalità.
Il respiro alterna cicli di inspirazione (prendo ossigeno, cioè energia vitale per le cellule e gli organi rallentando il processo di invecchiamento) e di espirazione (mi purifico e lascio andare circa il 70% delle tossine immagazzinate nel corpo). Se siamo felici e in armonia con il mondo respiriamo a pieni polmoni. Come abbiamo visto nella tappa precedente però, il tempo ci fa assumere schemi posturali disfunzionali così come schemi respiratori limitanti: spesso non ci prendiamo più cura del nostro respiro.
Provate a notare come il movimento fluido e naturale dell’aprire e chiudere i cicli del respiro si blocca quando ci spaventiamo, ci percepiamo sotto attacco: allora reagiamo o stiamo sulla difensiva o ci congeliamo. La neocortex del cervello si fa da parte e prende il sopravvento il cervello mammaliano dei puri istinti animaleschi. Quando tratteniamo il respiro blocchiamo il diaframma (dal greco dia-frasso, cingo e separo la parte bassa fisica dalla parte alta mentale), cioè separiamo “il sentire” dai “pensieri”, reprimiamo i sentimenti. Purtroppo “tenendo tutto dentro” consumiamo molta più energia, così come se “buttiamo tutto fuori” quando ormai “stiamo scoppiando”. Al solito la virtù sta nel mezzo!
Ogni cambiamento del nostro stato mentale si riflette prima nel respiro e poi pervade il nostro corpo. Ad esempio, se mi arrabbio, il respiro diventa affannato, attivo il mio canale comunicativo non verbale, può essere che agiti le mani o mordicchi le labbra. Cambiando lo schema di respiro posso modificare lo stato emotivo. Non aspetto di calmarmi (in balia delle emozioni) ma imparo a regolare il mio respiro e mi calmo (io guido il mio benessere!).
Non so se a questo punto vi ritorna in mente il detto popolare “Conta fino a 10!”. Posso assicurarvi che tutto quanto sto condividendo è frutto della saggezza delle diverse civiltà che si sono avvicendate nei secoli, essenza della conoscenza e dell’esperienza, ma troppo spesso ce ne dimentichiamo e ripartiamo da zero!
Il respiro crea un ponte tra mente conscia e mente inconscia: sviluppare consapevolezza sul respiro permette di raggiungere e tenere una maggiore centratura e radicamento “presente”. Ci permette di essere attenti all’esperienza nel momento in cui avviene e ci apre ad una più profonda coscienza. Il respiro libero re-integra prima di tutto l’energia da una prospettiva puramente fisiologica, per questo utile all’organismo. In parallelo, ci accompagna fuori dagli schemi mentali valutativi e giudicanti, dalle categorizzazioni assolute e inappellabili, dagli automatismi che ci riportano alle delusioni o vittorie del passato ( “Già lo so!”), dalle percezioni che ci fanno pre-figurare favolose aspettative future (“Tanto non lo posso sapere!”).
Vi assicuro che il respiro è un’ancora sempre presente cui affidarsi per vivere attimo per attimo l’adultità, per agire comportamenti assertivi, accettando quello che sta accadendo nel presente, l’unica certezza che abbiamo.
PRATICA A CASA: crea una relazione con il tuo respiro quando sei solo!
Trovate uno spazio solo per voi sia logistico che temporale, mettete una sveglia e dedicatevi 10 minuti. Potete farlo in ogni momento della giornata magari non dopo cena e in piena attività digestiva! Io mi sono abituata a praticare al mattino appena sveglia per fare il pieno di energia o la sera prima di coricarmi per liberare la mente e dormire sonni tranquilli. Chiudete la porta della stanza e avvertite chi è in casa di non disturbarvi, mettete abiti comodi e togliete le scarpe, scegliete una seggiola, sedete senza appoggiare la schiena, state eretti in modo naturale, con il mento parallelo al pavimento, lasciate cadere le spalle e rilassate tutti i muscoli anche quelli del viso, trovate una posizione comoda e dignitosa con i piedi ben radicati a terra e le piante dei piedi ben appoggiate. Quando siete pronti, chiudete gli occhi e osservate semplicemente il vostro respiro, portate l’attenzione all’aria che entra e riempie i polmoni e all’aria che esce. Riuscite a sentire l’aria che arriva al diaframma, il diaframma che si abbassa e la pancia che si riempie? L’aria si ferma a livello toracico? Sentite l’aria che si espande in tutte le parti del vostro corpo? Provate a seguirla anche nel flusso di uscita. Osservate il ritmo del vostro respiro, è vostro ed è unico. Fate questa esperienza nuova senza giudicarla, apritevi con curiosità e accogliete quello che arriva come un regalo di conoscenza. Notate come la mente cerca di portare via l’attenzione dal respiro, cerca di portarvi nello spazio mentale con pensieri che si affollano e cercano di distrarvi. Con amorevolezza e gentilezza, con pazienza e determinazione riportate l’attenzione al respiro. Cosa potete notare? E’ veloce, forse superficiale, ora si ferma e ora accelera, notate da dove entra l’aria, quanta ne entra, se fate pause nel ciclo del respiro. Osservate i pensieri e le immagini che arrivano e vanno e vi portano via dal vostro spazio di ben-essere verso le attività frenetiche del fare. Voi riportate la vostra attenzione sul respiro. Sentite di dover catalogare e giudicare quello che state vivendo, pensate che questa attività sia inutile e state perdendo tempo? Che sensazioni affiorano nel vostro corpo? Il corpo vi segue o dà segnali di agitazione? In quali parti è irrequieto? Vi formicola un piede, vi viene da starnutire, provate un irresistibile bisogno di andare in bagno…proprio ora…volete scappare dal vostro ben-essere! Tornate al vostro respiro, attenti all’aria che entra e all’aria che esce, godetevi l’esperienza attimo per attimo, seguite la fluidità del ciclo che si apre e del ciclo che si chiude. Dopo i 10 minuti aprite lentamente gli occhi e portate con i vostri tempi l’attenzione all’esterno. Come vi sentite? Cosa avete osservato? Annotatelo sul diario e ripetete la pratica tutti i giorni, poi passate a 20 minuti e, se ve la sentite, a 30 minuti al giorno. Un allenamento potente allo stato di presenza.
PRATICA AL LAVORO: crea una relazione con il tuo respiro quando sei con altri!
La pratica precedente avviene come in laboratorio, in un ambiente protetto dove scoprire il proprio mondo interiore con i propri tempi. Unica fonte di possibile disturbo alla nostra volontà di attenzione siamo noi stessi, la nostra mente che ci porta altrove. È una palestra perfetta per iniziare ed allenarsi, ma l’obiettivo è portare questo stato di attenzione e presenza fuori casa nel mondo e nelle relazioni esterne includendo gli altri. Vi stimolo a mettervi in ascolto del vostro respiro nelle più svariate situazioni e nei contesti che percepite difficili. Imparate a conoscere i vostri schemi di respiro di fronte a persone e comportamenti che giudicate conflittuali, così come di fronte ad emozioni che catalogate come positive.
Se il vostro capo vi ordina di fare qualcosa e non avete tempo e vi scombussola la pianificazione della giornata? Andate sulla difensiva? Vorreste aggredirlo ma vi trattenete? Assumete un comportamento adulto e assertivo facendo valere le vostre ragioni con calma…cosa accade al vostro respiro nelle diverse situazioni? Quante volte si blocca il respiro e andate in apnea? Esercitatevi ad osservare la re-azione e il pilota automatico che vi farà pentire di quello che dite o fate. Provate a fermarvi un attimo prima! Fate un bel respiro, ossigenate il cervello, svegliatevi e agite da uno spazio di scelta consapevole e responsabile. Osservate come una mail, una telefonata, un meeting, un’occhiata di un collega può cambiare improvvisamente il vostro stato mentale e il vostro respiro, non lasciate che la mente sconnessa vi porti via. Respirate e radicatevi, tornate lucidi e presenti a voi stessi, apritevi all’esperienza del momento, non lasciate che gli “allineamenti” siano solo formali, collaborate nella sostanza “vedendo le vostre risorse e quelle delle altre persone che siano capi, colleghi, collaboratori, clienti”. Date il buon esempio e trovate soluzioni creative per uscire dalle dinamiche conflittuale spesso infantili, notate come uscire velocemente da situazioni vischiose che drenano preziose energie. Dopo che avrete fatto con autonomia e responsabilità tutto quello che potete fare, vi sentirete in pace con voi stessi qualunque cosa accada. Il respiro è un amico sempre presente che ci dà fiducia e ci riporta a “casa”.
PRATICA AL LAVORO: il bigino dei 100 respiri
Se state per affrontare una situazione per voi difficile, vi sentite affaticati, vorreste scappare e i pensieri vi hanno già proiettato nel film per cui andrà male e siete certi che può andare solo peggio…, datevi un pizzicotto, prendete tempo e spazio, andate in bagno, lì sicuramente sarete soli! Sedetevi e prendete aria quanta potete a bocca aperta, riempite bene la pancia e poi il torace con continuità e fluidità, contate i vostri respiri, fino a 100 sono circa 3 minuti…attenti a possibili giramenti di testa, alzatevi lentamente, uscite e camminate con la colonna eretta appoggiando bene le piante dei piedi verso una nuova esperienza relazionale da uno spazio di adultità e presenza, fiduciosi e collaborativi. Magari l’altro o gli altri vi attaccheranno lo stesso, magari staranno sulla difensiva oppure, sorpresi dalla vostra centratura, saranno disorientati e portati ad agire anche loro con maggiore consapevolezza. I sistemi si adattano ai cambiamenti.
Siamo arrivati alla fine di un altro ciclo! E’ importante imparare ad aprire e chiudere cicli…spesso teniamo aperte porte che non hanno più senso di esserlo!
Venerdì prossimo ci troveremo alla nona e ultima tappa: la pratica dell’autobiografia professionale…per essere sempre pronti a chiudere un ciclo e salpare verso una nuova tappa di cambiamento!
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