Coach veri e guru in azienda
Il coaching può rivelarsi uno strumento strategico in azienda. Se affidato in mani responsabili ed esperte.
“Le cose più belle iniziano sempre con un po’ di paura” … “La vita è un gioco: tu sei il giocatore, non il giocattolo” … “Tu puoi ! Vincere le sfide e vivere al massimo” … “Risveglia il campione che è in te !” …Dai, dai, fantastico …. Ma poi, d’improvviso, mi sveglio, tutto sudato ! È mattina presto, ed anche oggi mi aspetta un’altra giornata densa di attività, relazioni, problemi da affrontare, decisioni di prendere: le quotidiane montagne russe, consapevole che quella giostra è la vita quotidiana.
Allora mi chiedo se quel sogno, le frasi ripetute che il mio cervello inconsciamente mi ricordava nella notte dopo quel pomeriggio passato in libreria scorrendo i titoli dello scaffale tematico sul “Coaching” possano davvero essere la soluzione. Ormai siamo nell’era del tutto è possibile, i sogni si trasformano in desideri raggiungibili: come pensiero positivo lo condivido, ma pagare un consulente (che più è costoso, più ti dicono che è bravo) per convincerti di questo e che tutto dipende solo da te non mi sembra un grande investimento…. “affronterai le onde, le cavalcherai e come un grande supereroe il mondo sarà ai tuoi piedi” ! Mah …
Come sappiamo non funziona proprio così: il mercato oggi è pieno di persone che ti promettono di farti scoprire la soluzione che ti salverà da ogni cosa e ti permetterà di essere un vincente: i termini si sprecano, life coach, mental coach, insomma un allenatore che ti trasmette i trucchi della vita.
Sarebbe bello pensare che esistano ricette miracolose, salvifiche e risolutive: in realtà io non credo nemmeno nell’uomo autosufficiente che grazie al suo potenziale e alle proprie capacità ottiene da solo i successi auspicati: nella vita, compresa quella aziendale, il contributo individuale è assolutamente prezioso e diventa il vero valore aggiunto, ma la dimostrazione di tutti i giorni è che le sfide, le risposte ai clienti, le performance si raggiungono sommando virtuosamente le diverse competenze ed i punti di vista, consapevoli che la complementarietà aiuta a colmare le deficienze di ognuno e che il tutto è frutto di una somma intelligente.
Essere manager, avere responsabilità importanti e di cui rendere conto è un percorso continuo, non si smette mai di imparare, le “ore di volo” alle spalle contano tanto.
E’ qui che il supporto di un coach può diventare utile: ma stiamo parlando di un business coach, qualcuno che possa facilitare ed accompagnare il nostro modo di affrontare le sfide di tutti i giorni, con uno sguardo sensibile alle diverse dimensioni, temporali, imprenditoriali e sociali.
Il coach non deve trasformarti in qualcuno di infallibile, ma condivide con te la fallibilità e favorisce le tue riflessioni su come affrontare le complessità e gli errori: noi manager non abbiamo bisogno di sentirci invincibili, abbiamo altresì bisogno di comprendere i fenomeni che accadono e per questi trovare in noi gli strumenti idonei.
Per quanto mi riguarda il termine coach può essere un acronimo di “CO-teACH”, ovvero colui che apprende insieme: ti accompagna nel trovare le strade migliori per gestire le tue responsabilità. Le decisioni spetteranno sempre a noi, il consulente non deve trasformarsi in un illusionista che nasconde questa verità.
Un coach è uno che non ti insegna la strada per la felicità, ma ti ricorda che la felicità è nella strada stessa.
Dobbiamo avere l’onestà ed il coraggio di discernere tra persone competenti e persone improvvisate, perché come tutti i mestieri anche quello del coach non si improvvisa, consapevoli che una competenza corretta può davvero essere utile.
Ma la domanda vera è: quale può essere il valore aggiunto di avere un coach in azienda ? Personalmente partirei dall’assunto che il coaching è uno degli strumenti che l’impresa può utilizzare per migliorare le performance delle persone: può e non deve perché è fondamentale che sfrutti questa opportunità nel modo migliore… In primo luogo deve pensare che il coaching sia un accompagnamento temporaneo, che si ponga degli obiettivi concreti: ad esempio aiutare un Direttore a considerarsi non solo un manager che gestisce, ma anche un executive che fa accadere le cose. Terminato il percorso l’impresa deve essere in grado di camminare con le proprie gambe; in caso contrario un dubbio verrebbe, del tipo “ma avremo scelto il manager giusto ? perché altrimenti la prossima volta assumiamo il coach…”
Qual è quindi il coach ideale ? Sicuramente l’aspettativa è sempre la solita, ovvero che sia alto, bello e biondo: tradotto una persona esperta di business, che sappia ascoltare (il coach è colui che “tira fuori”, non un docente), in grado di portarti a riflessioni e ricerca analitica del modo in cui agiamo il nostro ruolo, con lo scopo di identificare insieme alla persona gli approcci migliori per il proprio lavoro. Ovviamente, mutuando la metafora del principe azzurro, la premessa è quella di trovare l’anima gemella: ognuno di noi ha caratteristiche personali e caratteriali diverse e non esiste un coach per tutte le stagioni, quindi l’empatia e l’approccio vanno valutate in premessa.
Il percorso di coaching è un investimento importante, va ponderato e scelto bene: non deve essere svolto solo perché è di moda, le imprese hanno bisogno di concretezza, per loro natura lavorano per ottenere delle performance di risultato, tutto va misurato nella sua efficacia.
Quindi, cari coach di tutto il mondo udite bene: le imprese vi aspettano a braccia aperte, ma la selezione all’ingresso sarà la più rigorosa di tutte ! A presto, in attesa di altri e diversi sogni notturni.
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